Convegno Pastorale Diocesano: “La gioia del Vangelo nella compagnia degli uomini”

Pubblicato giorno 30 ottobre 2019 - Archivio, Insieme si può

 

Relazioni dei Delegati parrocchiali ai Laboratori

 

Laboratorio: CULTURA a cura di Rosa Mastellone

 

Brevemente vorrei dirvi quello che di interessante e affascinante mi porto a casa dal convegno diocesano.

Ho partecipato al luogo della Cultura e qui si è sottolineato come per la chiesa, per noi cristiani, la cultura non si identifica con quanti libri abbiamo letto o quante volte siamo andati al teatro o quanta musica abbiamo ascoltato, ma il concetto di cultura è strettamente legato al concetto di bellezza.

La cultura deve raccontare la bellezza affinché non ci si abitui al non bello. La cultura è quel filo rosso che unisce la bellezza delle diverse dimensioni della vita, che mette insieme in una persona il lavoro, la famiglia, la comunità, è ciò che dà senso alle relazioni, che dà respiro all’umanità.

La cultura è bellezza perché abbatte l’individualismo quando si mette al servizio degli altri, altrimenti non serve.

La cultura deve essere d’aiuto alle persone a trovare il senso della propria esistenza e a trovarne il bello in ogni cosa.

A tal proposito ci hanno riportato l’esperienza di un’associazione di Nola “Meridies” che partendo dall’osservazione del proprio territorio, fatta salendo sui campanili (difatti il progetto si chiama “Sguardi dal campanile”), hanno attivato una serie di iniziative rivolte al recupero del “bello” di quei territori; hanno preso in cura il Museo Diocesano rendendolo fruibile al pubblico; hanno generato lavoro.

In conclusione tutte le parrocchie della nostra diocesi sono state invitate ad attivare e potenziare forme  simili di progetti che ci spingano a custodire, a scoprire il bello che abbiamo intorno partendo dalle relazioni con le persone, dalla cultura come saggezza del buon vivere, dalla riscoperta del senso di umanità. In questa direzione con il vostro aiuto ci impegneremo a valorizzare la cultura perché come scriveva Dostoievsky “ È la  bellezza che salva il mondo”.

 

Laboratorio: DOLORE E SOLITUDINE a cura di Mariapia  Esposito

 

Pasquale imprenditore di successo, sposato con tre figli…

Francesco, giovane ragazzo, situazione economica agiata, unico suo pensiero: godersi la giovinezza…

due vite apparentemente diverse, ma, in realtà, profondamente simili, perché accomunate da un triste evento: Pasquale e Francesco sono stati entrambi vittime degli usurai.

Il primo si è rivolto ad essi dopo avere avuto problemi economici in seguito ad una truffa; il secondo invece ha chiesto aiuto a coloro che ti fanno credere di volerti tendere la mano amica, ma che in realtà sono pronti a rovinarti la vita, in seguito all’essersi indebitato a causa del gioco.

Dopo aver attraversato momenti bui, caratterizzati da minacce e azioni lesive, portate avanti dagli usurai, entrambi hanno avuto il coraggio di denunciare la situazione in cui si trovavano, prima che fosse troppo tardi.

La fondazione antiusura che ho conosciuto durante l’incontro a cui ho preso parte, vuole lanciare un messaggio ben chiaro: non abbiate paura di denunciare queste tristi realtà.

Anche la montagna più grande può essere scalata se si ha l’aiuto delle persone giuste.

Nel laboratorio è emerso che le cause che spingono le persone ad avvicinarsi agli usurai sono molteplici ma la più diffusa è quella del gioco d’azzardo.

La fondazione antiusura invita le persone che vivono questa triste condizione a farsi aiutare dalle Associazioni preposte e a non subire passivamente tanta angheria.

 

Laboratorio “MONDO DIGITALE” a cura di Anna Guarracino

 

Ho partecipato come delegato parrocchiale al laboratorio “Mondo Digitale”, inteso come spazio in cui confrontarsi, ognuno con le proprie esperienze, per capire quali strumenti operativi possono essere utili per la comunità ecclesiale per rendere testimonianza al Vangelo attraverso i Social Work che aiutano a diffondere Comunicazioni e Cultura religiosa nei luoghi periferici e tra chi non può, per varie ragioni, frequentare la chiesa.

Per fare questo ovviamente bisogna conoscere il linguaggio digitale ed essere consapevoli dei limiti e dei pericoli dei “Nuovi Media”, come di un sito o di una pagina facebook che noi, nella nostra parrocchia, abbiamo già attivati.

La Chiesa non può ignorare la forza delle nuove tecnologie e ha bisogno pertanto di operatori che la sostengono anche in queste nuove sfide affinché venga promossa la sua azione di evangelizzazione.

Ci sono dei principi etici e professionali a cui un operatore digitale deve ancorarsi e sono quelli dell’AUTENTICITA’, del CARISMA e dell’INTIMITA’, senza i quali il suo lavora non avrebbe senso: sarebbe un semplice “scimmiottare” in rete. Ciò significa che non bisogna far prevalere il proprio punto di vista, ma riferire messaggi veritieri, senza alterarne il contenuto; non bisogna criticare l’operato di chi si rappresenta pur aprendosi ad un confronto schietto; non bisogna riportare frasi del Vangelo decontestualizzate solo per sostenere una propria tesi e né bisogna abusare della testimonianza cristiana con messaggi religiosi continui.

La testimonianza cristiana deve essere sentita, compresa e condivisa.

Ovviamente si è anche parlato dei criteri tecnici da considerare come curare la grafica, come ideare un logo o creare semplici interconnessioni tra concetti chiave con link di richiamo o hashtag di ricerca.

I relatori ci hanno tenuto a ricordarci che la “Parola è un dono non uno strumento e, pertanto, bisogna usarla con piena consapevolezza.

Per queste complessità non devono gestire i Social Work solamente gli AMMINISTRATORI ma occorre che ci siano più operatori come EDITOR e MODERATORI.

Noi su questa via siamo già avviati e ora non ci resta che far sempre meglio per essere sempre presenti e attivi nella  Comunità  Cristiana.

 

Laboratorio “PROVOCAZIONI PER RENDERE LA DOMENICA DAVVERO FESTA” a cura di Germana

 

Prima di sintetizzare quanto ascoltato e condiviso circa il valore della Festa, volevo ringraziare Don Tonino, che  ha permesso alla nostra Parrocchia di essere presente al convegno diocesano e far sentire la voce della sua comunità.

Nel laboratorio post convegno il LUOGO FESTA, e’ stato definito  come un tempo di condivisione, di gioia e di relazioni. Per noi cristiani le  relazioni quotidiane sono con la famiglia, con i fratelli nel ambito del lavoro, della scuola ecc, e soprattutto con DIO.

Fare FESTA non è occupare passivamente un tempo vuoto,un tempo da colmare con l’evasione dalla quotidianità, ma è riscoprire il senso autentico della fraternità condivisa, la Festa è bella e riesce quando tutti la viviamo con entusiasmo e soprattutto quando siamo convinti, che  siamo attesi, perché la presenza di ciascuno arricchisce e colora il momento.

Per noi cristiani la FESTA a cui siamo invitati settimanalmente è la MESSA DOMENICALE, momento comunitario per eccellenza, dove troneggia la PAROLA DI DIO, che attraverso il Sacerdote, raggiunge l’intera comunità. Dove la comunità riunita scambia sentimenti ed emozioni tentando una crescita graduale sotto lo sguardo del PADRE.

Ma l’intera comunità è presente alla Messa?

Perché chi si assenta con frequenza  non sente il bisogno di fare FESTA?

L’invito a SANTIFICARE LE FESTE, ci viene dalla storia antica, il terzo COMANDAMENTO declama proprio “ricordati di santificare le feste”, con la chiara connotazione che, fare festa non è solo partecipare alla Messa di  Pasqua, di Natale e della festa padronale, ma è sentire il bisogno di fermare la quotidianità di una settimana di lavoro e lodare DIO  con i fratelli, per il bene ricevuto.

Ogni domenica dovremmo sentire il bisogno di  vivere una partecipazione desiderata, fresca, autentica e gioiosa, cercando di contagiare i fratelli che non fanno vita di comunità, cercando di invitare chi ci vive accanto, chi forse per abitudine, per pigrizia o perché non si sente adeguato, si assenta.

A tale proposito è bello ricordare le parole del nostro amato Papa Francesco, che ci invita, in molte circostanze ad aprire frontiere, per permettere a tanti, di sentirsi accolti e desiderati.

L’Eucaristia domenicale potrebbe definirsi LA FONTE e il CULMINE, di tutte le attività Parrocchiali, il tempo in cui ricarichiamo le nostre energie spirituali, per sentirci più motivati e cercare di essere imitatori di CRISTO, mettendo in gioco tutti i nostri limiti, le nostre mancanze, ma anche le tante ricchezze.

Siamo invitati a prendere coscienza dell’importanza di ciascuno, della bellezza nella diversità e a mettere in gioco in maniera autentica e sincera i Doni che custodiamo, rendendo più ricca la comunità e creando, insieme al Sacerdote, occasioni di condivisione Eucaristica e di Fraternità, per rendere ogni festa una Festa dove in tanti potremmo esclamare WAHOO, CHE BELLO!

 

Laboratorio: ABITARE L’AMBIENTE a cura di Carmela Guarracino

 

Abitare l’ambiente è un’esigenza, ma lo abitiamo male. Essere capaci di abitare il luogo ambiente significa “Curare” cioè prendersi cura trovando le cause dei nostri cattivi atteggiamenti. Lo psicologo canadese Albert Bandura famoso per la sua teoria “dell’apprendimento sociale” ci spiega come le esperienze sociali contribuiscano alla personalità e alla condotta influenzando il comportamento. Lui sottolinea come l’apprendimento non avvenga solo con il contatto diretto con gli elementi ma come possa essere mediato attraverso l’osservazione di altre persone attivando un processo di modellamento. Quindi noi siamo modelli attivi all’interno del nostro ambiente, da qui “l’autoefficacia percepita” cioè la capacità di operare attivamente in un contesto in cui si è inseriti sia come singoli che come gruppo attraverso la convinzione di poter esercitare attivamente un’influenza sugli eventi, utilizzando il “libero arbitrio” che è un dono e una potente arma di comunicazione. Da qui nasce il senso di responsabilità che si lega all’amore per noi stessi perché solo amando prima noi si può amare il prossimo e ciò che ci circonda; il coraggio e la forza di credere di poter cambiare le nostre abitudini e quelle degli altri; riscoprire e far riscoprire “la bellezza”: si dice che “la bellezza salverà il mondo”. Tra le caratteristiche che qualificano l’immagine di Dio, certamente la bellezza è una delle prerogative. Non sono poche le occasioni in cui anche nella Bibbia si attribuisce a Dio quella bellezza che coinvolge l’uomo. Infatti, se guardiamo un paesaggio, è allontanandoci in parte da esso che lo cogliamo nel suo insieme, e la sua bellezza che ci coinvolge tanto da farci sospirare tra le labbra “che meraviglia!”. Ma tale bellezza può vibrare e rimbombare dentro di noi solo se abbiamo creato grandi spazi nella nostra mente e nel nostro animo. Dobbiamo quindi abbandonare il concetto di individualismo per lasciare posto alla presenza, presenza di altri e di altro che può solo arricchire e rendere più bello il vivere luoghi fisici e spirituali; toglierci quelle incrostazioni sedimentate da dettami di mode, da conformismi, da comodità egoistiche, da moralismi, da superficialità e fare spazio dentro di noi e diventare casse armoniche. Anche se viaggiamo in tutto il mondo per trovare il bello, dobbiamo portarlo con noi oppure non lo troveremo. In sintesi l’unica rivoluzione possibile passa dal miglioramento di ognuno di noi ricorrendo se necessario anche a luoghi di formazione, operando in gruppi attraverso sinergie di competenze cioè mettendo insieme diverse competenze per raggiungere uno stesso scopo.

 

Laboratorio: LAVORO a cura di Giuseppe Ponticorvo

 

La chiesa diocesana nel corso del suo cammino ha individuato alcuni contesti, definiti “LUOGHI”, che consentono di esprimere meglio il concetto di chiesa in uscita – chiesa da “campo”.
Il convegno pastorale diocesano, tenutosi il 19 ottobre, presso la Chiesa della Santissima Annunziata in Vico Equense, ci ha visti impegnati in un laboratorio di gruppi, guidato dall’equipe diocesana del progetto Policoro, sul luogo “LAVORO”.
Ci siamo confrontati sul concetto di lavoro, inteso quale missione, rivolto la bene comune.
Ognuno di noi ha espresso un aggettivo qualificante il luogo di lavoro, tra questi alcuni ricorrenti sono stati:
Onestà
Disponibilità;
Competenza;
Missione;
Condivisione;
Rispetto;
Tolleranza;
Umiltà;
Testimonianza;
Dignità;
Legalità.
Ci sono state varie testimonianze di alcuni partecipanti, relative ad esperienze di vita vissuta. Ci è stato illustrato il metodo IKIGAI, che può fornire un aiuto ad abitare il mondo.
IKIGAI sta per: ragion d’essere; o meglio motivo per il quale vale la pena alzarsi la mattina.
IL metodo IKIGAI mette in condizione di coniugare PASSIONE- MISSIONE – PROFESSIONE e VOCAZIONE nelle giuste proporzioni affinché il lavoro possa divenire felicità, motivo di gioia e possa renderci partecipi, con la nostra opera, della creazione di DIO.
In conclusione ci siamo interrogati sul cosa si possa fare nelle comunità:
Sicuramente le Comunità non sono centri di collocamento, ma possono avere una funzione di orientamento anche con l’aiuto di organismi che operano in ambito diocesano, quale il progetto Policoro, opera segno, che vuole essere una risposta della Chiesa alla disoccupazione giovanile per dare speranza e, la fondazione O.I.E.R.M.O., Opera Religiosa, (per l’Istruzione e l’Educazione Religiosa e Morale per la Gioventù), nata quale centro di addestramento professionale gratuito, che valorizza e promuove l’acquisizione di competenze.