Mese di Maggio: La migliore politica (Fratelli tutti, cap.V)

Pubblicato giorno 1 giugno 2021 - Senza categoria

LA MIGLIORE POLITICA

Buonasera a tutti, siamo quasi in chiusura del mese di maggio e  in questo penultimo intervento cerchiamo di trarre un po’ le somme  del nostro viaggio attraverso  l’enciclica Fratelli Tutti, prestando particolare attenzione al  quinto capitolo “La migliore politica”.

Negli interventi di chi mi ha preceduto abbiamo ascoltato che il papa pubblica questa enciclicail 3 ottobre 2020,dopo lo scoppio della pandemia,dopo aver notato che il distanziamento sociale si è trasformato in distanziamento affettivo e relazionale, ci siamo visti tutti nemici, d’un tratto l’altro si è trasformato per noi in una fonte di pericolo, di contagio. Il papa parte dalla constatazione che per noi che ci diciamo cristiani, essere fratelli non è un obiettivo, ma il dato di partenza: il Dio che Gesù ci ha rivelato è Padre, se crediamo in questo crediamo anche di essere tutti suoi figli, e fratelli tra di noi: sogniamo gli stessi sogni, soffriamo le stesse difficoltà, insieme viviamo e tutti moriamo. Allora il papa non ci invita ad essere fratelli perché già lo siamo, fa di più, ci dice che la nostra conversione deve essere sul ” COME essere fratelli”.

Come il buon Samaritano, che ama con lo stesso amore del Padre, donando il proprio tempo, prendendosi a cuore le urgenze presenti (attenzione alla persona, salute) e future (alloggio, cibo), materiali ma anche spirituali (attenzione alla persona).

Oppure come i briganti, fratelli aggressivi e avidi, o come il sacerdote e il levita, ripiegati su di sé, religiosi ma indifferenti o incapaci di iniziativa verso il bisogno dei fratelli. L’esistenza è quindi tempo di scelte, è tempo di incontro, di relazione, tempo di atteggiamenti che ci definiscono, infatti il papa dice chiaramente che non è ciò che capita , ma come affrontiamo ciò che ci capita che fa la differenza nella nostra vita. Il rischio che abbiamo corso e che corriamo ancora, è quello di essere passivi agli eventi, pensare che la vita è determinata solo da quello che ci capita cadendo in tre grandi rischi:

1 Diventare cinici, Il cinico assume sempre un atteggiamento di sfiducia nei confronti della realtà, tende a “svuotare” gli eventi e le parole stesse del loro significato più nobile, ed a concepirli negativamente, con sospetto. … Un cinico è una persona critica e scettica che deviano dalla normale propensione all’entusiasmo, Il cinico tende a corazzarsi contro la sofferenza, tende ad assumere un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del mondo e delle persone,si riduce al minimo il proprio coinvolgimento emotivo

2 Diventare miracolisti, aspettare che ogni cosa avvenga o si risola per miracolo

3 Diventare ingrati, dare tutto per dovuto e per scontato

Cosa ci salva da questi rischi? Proprio quello che ci spaventa: le relazioni, La potenza delle relazioni che continuano ad avere unaDENSITA’, quando tutto svanisce quello che resta, quello che ci salva è l’attenzione del prossimo che si SPORGE VERSO DI NOI PIU DEL DOVUTO.

La ricetta che ci salva è la filosofia del dono e della carità,e questa filosofia parte da una domanda: ciò che fa girare il mondo è lo SCAMBIO o il DONO?

E’la potenza del DONO: cioè quella capacità di SPORGERSI PIU’ IN LA’ DEL DOVUTO senza che ne venga in tasca niente, questa è la miglior politica che salva il mondo. Si pensi ai genitori con i figli, gli animatori con i ragazzi, i volontari,la gente che lavora andando ben oltre i propri obblighi di sevizio, questo fa girare il mondo. La parte difficile di questo cammino è che ogni relazione (con Dio, con i fratelli) richiede un impegnativo cambiamento dentro di noi. Questa conversione è un saper vedere la ricchezza, e la fragilità, di cui siamo portatori, noi stessi e gli altri; e saper accogliere tutto; e imparare a vedere noi stessi dalla prospettiva dell’altro. Ed ecco che arriviamo al cuore del capitolo quinto, che ha come titolo appunto “La migliore politica”. Politica che potrà essere “grande” (quella di chi in qualche ruolo si assume responsabilità di amministrazione o di governo) oppure “piccola” (quella di tutti noi, quando nel nostro agire facciamo qualcosa che influisce sul bene comune): il messaggio di questo capitolo ci riguarda tutti. La chiave di lettura è il suggerimento del papa, sull’esempio di sant’Ignazio, di immaginare come Dio vede il mondo, quindi di osservare cose, avvenimenti, persone, e di conseguenza prendere iniziativa, mettendoci nella prospettiva di Dio. La migliore politica, ci fa capire il papa, non è questione di destra e sinistra, di questo o quel partito, di questa o quella ideologia; è questione di guardare il mondo come fa Dio. La migliore politica è quella che cerca di sognare il sogno di Dio. Ligabue canta che sono sempre i sogni a dare forma al mondo, e che solo così facciamo in tempo ad avere un futuro. È un tema che nel parlare del papa torna spesso. Cito a titolo di esempio un suo messaggio di un anno fa: “Auguro a tutti di imparare a guardare la vita dall’alto, dalla prospettiva del cielo, vedere le cose con gli occhi di Dio attraverso il prisma del Vangelo”. Forse ci ricordiamo ancora (l’abbiamo imparato a scuola) cosa fa un prisma di vetro quando è colpito da un raggio di luce bianca: la separa nei raggi colorati che la formano, e che prima non vedevamo. La migliore politica è quella che guarda ai bisogni del popolo attraverso il prisma del vangelo.La miglior politica è una forma altissima di carità. È carità arricchita della dimensione del tempo, perché pensa non solo ai fratelli di adesso ma anche a quelli che verranno [“Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume – e questo è squisita carità –, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità.” Fratelli tutti, n.186];

Ad un certo punto della vita di San Francesco, i suoi fratelli gli chiesero di avere una regola più precisa, più programmatica   da seguire e lui rispose appunto che la regola ce l’avevano già : era il vangelo. Anche il papa lo ribadisce con forza, ascoltare la Parola è un bene prezioso, ma non basta. Bisogna calarlo nella propria vita, FARE DEI veri e propri COMPITI DI REALTA’, come a scuola, si chiede ai bambini di imparare una regola e di applicarla ad una situazione quotidiana, e si valuta la loro capacità di rendere viva quella regola nella realtà. Fate del vangelo dei compiti di realtà. Anche il nostro stare qui è un compito di realtà, non è esibizionismo, ne voglia di protagonismo, credetemi. Non sapete quante insicurezze, quante timidezze abbiamo dovuto mettere da parte per stare qui a parlarvi, ma ci siamo incoraggiati   supportando uno le paure dell’altro. Abbiamo fatto questo sforzo nella speranza di mandare un messaggio forte e cioè che non c’è lachiesa da una parte e la comunità dall’ altra, ma esiste un noi Fratelli Tutti. Anche per donTonin, non è stato certo facile darci la parola, ciò gli ha richiesto un enorme sforzo di fiducia nei nostri confronti e di questa sua iniziativa gli siamo  tutti grati.Nell’attività politica,come nella vita di tutti i giorni, bisogna ricordare che «al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. Chi ama e ha smesso di intendere la politica e la vita come una mera ricerca di potere, «ha la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con amore, non va perduta nessuna delle sue sincere preoccupazioni per gli altri, non va perduto nessun atto d’amore per Dio, non va perduta nessuna generosa fatica, non va perduta nessuna dolorosa pazienza. Tutto ciò circola attraverso il mondo come una forza di vita».Pensando al futuro, in certi giorni le domande devono essere: “A che scopo? Verso dove sto puntando realmente?”. Perché, dopo alcuni anni, riflettendo sul proprio passato, la domanda non sarà: “Quanti mi hanno approvato, quanti mi hanno votato, quanti hanno avuto un’immagine positiva di me?”. Le domande, forse dolorose, saranno: “Quanto amore ho messo nel mio lavoro? In che cosa ho fatto progredire il popolo, la mia comunità, la mia famiglia? Che impronta ho lasciato nella vita degli altri? Quali legami reali ho costruito? Quali forze positive ho liberato? Quanta pace sociale ho seminato? Che cosa ho prodotto nel posto che mi è stato affidato?”.

La migliore politica, ci ricorda il papa citando Paolo VI, è una forma altissima di carità.

  • È carità arricchita della dimensione del tempo, perché pensa non solo ai fratelli di adesso ma anche a quelli che verranno [“Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume – e questo è squisita carità –, il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità.” Fratelli tutti, n.186];

  • E’ carità che legge le sofferenze di chi è vicino, ma allarga il cuore e l’azione a ai fratelli che sono lontani, nella loro collocazione geografica, o culturale, o di appartenenza religiosa [“Solo con uno sguardo il cui orizzonte sia trasformato dalla carità, che lo porta a cogliere la dignità dell’altro, i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità, rispettati nel loro stile proprio e nella loro cultura, e pertanto veramente integrati nella società” Fratelli tutti, n.187];

  • è carità che legge i problemi alla luce delle urgenze materiali immediate, ma anche in relazione ai progetti di vita delle persone [“Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui un posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica.” Fratelli tutti, n.186]

  • è carità che vede il problema di singole persone, ma sa ampliare l’orizzonte dell’agire al bene comune [“La carità sociale ci fa amare il bene comune e fa cercare effettivamente il bene di tutte le persone, considerate non solo individualmente, ma anche nella dimensione sociale che le unisce, Fratelli tutti 182];

  • è carità che opera con tenerezza, ma che sa parlare e agire anche in termini di diritti, e di responsabilità [“Cos’è la tenerezza? È l’amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani. La tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti” In mezzo all’attività politica, “i più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno “diritto” di prenderci l’anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli.” Fratelli tutti 194]

 Rosa Mastellone